TRADUZIONE DI "LA CROCE E LA CROCIFISSIONE" DI HERRMANN FULDA
BRESLAU 1878
§34, PAG. 209. A Gesù furono inchiodati i piedi?
(323) E' oltremodo opportuno rammentare nuovamente che la croci-
fissione di Gesù è stata la sola in assoluto che avesse destato
una particolare attenzione degli autori antichi non classici.
Gli autori cristiani non rappresentarono la croce e la crocifis-
sione secondo l'usanza romana, ma secondo la più speciale testi-
monianza del V.T. Questo ha esercitato sulla fede degli scritto-
ri e sulla tipologia razionale un'attrazione tanto più forte,
quanto più grande è stata l'influenza esercitata da un falso
schema sulla vera storia del palo di tortura e del suo uso.
Riguardo a come venivano trattati i piedi dei condannati alla
crocifissione, ed in particolare quelli di Cristo, nessuna te-
stimonianza è più significativa al di fuori di quella data dai
padri della chiesa come pure di alcuni teologi moderni.
(324) Come indicato ai parr. 10 e 14, il metodo della crocifis-
sione, essendo soggetto all'arbitrio di chi lo applicava, aveva
delle varianti. Pertanto non si può escludere che a Gesù fossero
stati inchiodati i piedi. Gli stessi Vangeli, che sono l'elemento
decisivo, non lo dichiarano esplicitamente. (Vedi exc. c. II 2)
Da quando i padri della chiesa del II e ancor più del III secolo
(§ 10) cominciarono a occuparsi in maniera più approfondita del
contenuto storico della morte di Gesù, e a cercare nel V.T. profe-
zie riguardanti la morte di Gesù narrata nel N.T., difficilmente
questo metodo avrebbe potuto fallire. Il Salmo messianico 22:17
predisse il crudele trattamento riservato dai soldati a Gesù: "Mi hanno circondato i cani, mi ha accerchiato l'empia masnada; mani e piedi mi hanno trafitto". Qui il salmista ha paragonato la malva- gità dei persecutori ad una famelica frotta di cani, senza menzio- nare tuttavia una crocifissione. La tipologia ha ravvisato nei denti dei cani una prefigurazione dei chiodi conficcati nelle mani e nei piedi di Gesù. Ad avvalorare la testimonianza dei padri del- la chiesa, i teologi moderni usano il metodo rabbinico e patristi- co per supportare con brani e versetti delV.T. l'adempimento anti- tipico di tutto ciò che riguarda Cristo Gesù nel N.T.
Le altre autorità che, al di fuori del fondamento veterotestamen-
tario, hanno operato al fianco del cristianesimo per elevare il
livello della civiltà moderna, sono state pertanto totalmente mi-
sconosciute. Esiste tuttavia un certo trattamento dell'antica sto-
ria profana che non si può liberare dall'influenza del dogmatismo
affine all'interpretazione che i padri della chiesa avevano fatto
dei tempi del V.T.
(325) Alcuni nuovi teologi dissentono dalla mia tesi sull'inchio-
datura dei piedi di Gesù, come ad esempio un certo Cornelius Cur-
tius, il quale nel suo ridicolo e fanatico libro "De clavis Domi-
ni" giunge perfino ad anatemizzare tutti coloro che, a dispetto
del Salmo 22:17, negassero ancora la tesi dell'inchiodatura dei
piedi di Gesù, e a definirli "bestie selvagge che sputano veleno".
Nondimeno sussiste il pericolo di esprimere l'opinione diversa.
Poichè le argomentazioni contro Cornelius e altri richiedono più
spazio, le presenterò in un altro contesto. Vedi exc. C.
§ 36. Su quale croce è morto Gesù?
(vedi tab. 1)
(336) pag. 217. Poichè i Vangeli non indicano espressamente il ti- po di croce scelto per Gesù fra i molti esistenti in quell'epoca (vedi al I capitolo), resta insoluto il quesito se la nostra tra-
dizione ecclesiastica, che non è attendibile in alcuna cosa, lo
possa essere nell'averci tramandato la forma del più famoso degli strumenti di tortura.(218) L'unico passo del N.T. che possa dare un'idea del tipo di croce in generale è la predizione pronunciata da Gesù all'apostolo Pietro nel Vangelo di Giovanni 21:18, 19 "Quand'eri più giovane, ti cingevi e camminavi dove volevi. Ma quando invecchierai, stenderai le tue mani e un altro ti cingerà e ti condurrà dove non desideri". Questo lo disse per significare di quale sorta di morte egli avrebbe glorificato Dio."
Anche senza questa testimonianza dell'evangelista Giovanni sarebbe
fuor di dubbio che le parole di Gesù contengano la predizione di
una morte da martire, a conferma di quanto detto in Gv. 13:36,
anche se in termini generici. I due passi biblici menzionati si
chiarificano vicendevolmente ed escludono qualsiasi altra inter-
pretazione che non sia una morte da martire.
§ 14 pag. 106. Le varie forme di croce
[152, 153]. Per capire bene la storia del palo di tortura è mol-
to importante capire il principio su cui si basava: procurare il
massimo della sofferenza con il massimo dell'oltraggio, non impor-
ta con quale tipo di croce, poichè questo non era stabilito né
dalla Legge né dall'usanza. Quanto impreciso fosse il significato
che i romani davano al termine crux si può notare dai seguenti
passi citati che non indicano affatto impalare o appendere per
procurare una morte lenta: il brigante Sinnis piegava due pini in
modo tale da appendervi i condannati per le gambe, i quali veniva-
no squartati dopo il taglio delle funi che trattenevano gli albe-
ri. Properzio chiama croci anche questi. (3. 21, 37) Nella lingua
del mondo antico la crocifissione indicava qualsiasi supplizio per
morte lenta, non importa quale. Gli antichi chiamarono crocifis-
sioni anche il supplizio di Prometeo legato ad una rupe del Cauca-
so e anche il supplizio della principessa Andromeda incatenata ad
uno scoglio. Vedi Luciano in Prometeo 1. Tertulliano in advers.
Marc. 1: cruces Caucasorum; Andromeda citata da Lipsius (de cr.
1, 5) da Manil. astron. 5: et cruce virginea moritura puella pe-
pendit. Ambedue i crocifissi appartengono all'epoca mitica del
brigante Sinnis, il quale non conosceva affatto la croce. Comunque c'è da dire che quegli autori parlarono di antiche gesta nella lingua del loro tempo.*) Pag. 107
Pag. 107
*) Lo stesso uso espressivo di tollere, che significa uccidere,
può derivare da questo tipo di esecuzione; e tollere de medio
sembra indicare lo specifico significato originale del termine
divenuto generico in epoca posteriore. Il termine medium è molto
significativo: di mezzo agli astanti e sollevato in alto. Il voca- bolo greco che significa andare all'avvoltoio non ha niente a che fare, essendo intransitivo; comunque rende l'idea di una condanna a morte.
[154] Ripensando allo scopo originale della condanna, che è quel- lo di procurare una morte lenta, lo strumento di esecuzione più immediato e più efficace era proprio il primo albero che si pote- va reperire. Si può documentare che questo è quanto è avvenuto con
le primitive forme di strumento di esecuzione usate non solo in Oriente, ma anche presso i Romani, i quali nell'epoca imperiale
erano molto progrediti nell'arte di uccidere in un modo nuovo ed
ingegnoso. In ogni tempo si prendeva quello che si trovava più co-
modamente a portata di mano, cioè gli alberi, per farne croci, nel
caso si fossero trovati sul posto scelto per l'esecuzione, altri-
menti si sarebbero usate travi o pali da conficcare in terra.
Dell'imperatore Tiberio, al tempo di Cristo, si racconta (Apologia
di Tertulliano 8) "che fece appendere i sacerdoti di Saturno agli
stessi alberi che avevano fatto ombra alle loro nefandezze, ma che
in quel momento dovevano servire per la prima volta come croci".*)
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Anche Maometto aveva le idee chiare quando disse senza metafore:
"Vi crocifiggerò ai tronchi delle palme". (Sura 20 pag. 270 della
traduzione francese.)
[155] L'esatto concetto di crocifissione, che per essere tale
non abbisogna necessariamente di uno strumento di tortura con la
forma di una croce, è sopravvissuto molto tempo all'abolizione di questa pena di morte. Giustamente Ausonio (vissuto alla fine del IV secolo) fa menzione di una crocifissione nella soave lirica de- dicata a Cupido crocifisso ad un albero dalle irritate dee Giunone e Minerva.**)
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*) Il padre della chiesa qui intendeva rendere due concetti:
1. Gli alberi non erano propriamente croci (si può capire perchè
non la pensasse così) 2. L'impalamento dei sacerdoti colpevoli eb- be luogo su quasi-croci. La confusione creata da questo autore con un termine inappropriato, consiste nel fatto che la posizione se-
duta del condannato fosse possibile soltanto su croci costruite e non su alberi. Vedi §§ 15 e 22. Il fatto che egli usi l'espressio- ne "porre sulla croce", usata spesso altrove in modo abbastanza appropriato, ma qui, in questo tipo di crocifissione in modo inap- propriato, vuol essere solo uno dei tanti casi in cui i padri del- la chiesa non avevano un chiaro concetto dell'uso della croce in quanto che, essendo uomini colti e morigerati, erano restii ad as- sistere a spettacoli cruenti come quello della crocifissione.
Vedi § 10, cap. II. Infine, né Svetonio né Tacito (annali 2, 85) ne fanno menzione. Forse si è verificata della confusione con la
abolizione del culto di Iside, i cui sacerdoti furono fatti croci-
figgere da Tiberio. Vedi Joseph. Arch. 18.3,4.
**) Auson. idyll. 7, 56 squ. pag. 132 ed. Stoer. Un antico di-
pinto visto a Treviri,nel quale era raffigurato Amore con mani e piedi legati ai rami di un albero, aveva ispirato ad Ausonio la
sua lirica giocosa, della quale vorrei citare qui di seguito il
brano, dato che è un'opera poco accessibile ai più. -- Le due dee
hanno catturato l'offensore in un bosco e si apprestano alla puni-
zione:
eligitur moesto myrtus notissima luco,
invidiosa deum poenis: cruciaverat illic
spreta olim memorem Veneris Proserpina Adonim.
Hujus in excelso suspensum stipite Amorem
devinctum post terga manus substrictaque plantis
vincula moerentem, nullo moderamine poenae